Come figura di spicco del cinema, Gianna Gissi con il suo lavoro ha dato vita a personaggi indimenticabili attraverso costumi iconici.
Gianna Gissi ha ricevuto la consacrazione come rinomata costumista con il David di Donatello per “Il Marchese del Grillo” nel 1982. La sua carriera, segnata da collaborazioni con grandi registi ed attori di fama internazionale, si è intrecciata con una storia personale di resilienza ed identità, divenendo simbolo d’eccellenza italiana e memoria istriana.
La biografia e la formazione di Gianna Gissi
Nata il 5 febbraio 1943 a Pola, in Istria (all’epoca territorio italiano, oggi Croazia), sotto il segno dell’Acquario, Gianna Gissi ha vissuta un’infanzia segnata dall’esperienza dell’esilio. A soli quattro anni, nel 1947, è stata costretta a lasciare Pola con la famiglia, a causa delle vicende storiche legate all’esodo giuliano-dalmata, imbarcandosi sulla nave Toscana per raggiungere Roma.
Un simile evento ha avuto un impatto profondo sulla sua vita, come lei stessa ha raccontato, ricordando la coccarda tricolore sul cappotto come simbolo identitario. A Roma, ha vissuto le difficoltà dell’integrazione, trovando supporto nella comunità del Villaggio Giuliano-Dalmata e, successivamente, nel legame con il marito, lo scenografo Lorenzo Baraldi, con cui ha condiviso una lunga collaborazione professionale e personale.
La Gissi ha frequentato il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, trovando ispirazione nel cinema della sua infanzia, che guardava al cinema parrocchiale. La sua formazione si è arricchita dell’influenza del maestro Dario Cecchi, costumista, scenografo e pittore, che l’ha guidata nei primi passi della sua carriera.
La carriera di Gianna Gissi
Il suo percorso professionale ha preso il via negli anni Sessanta come assistente costumista, debuttando nel 1967 con lo sceneggiato televisivo “Tartarino sulle Alpi”, di Edmo Fenoglio. La svolta è arrivata con la collaborazione con Mario Monicelli. Con il grande regista italiano ha lavorato a film iconici come: “Il Marchese del Grillo” (1981), “Amici miei – Atto II” (1982), “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” (1984) e “Le due vite di Mattia Pascal” (1984).
La sua filmografia ha spaziato tra diversi capolavori del cinema italiano. Infatti, ha collaborato con registi come: Gianni Amelio (Porte aperte, Il ladro di bambini, Così ridevano), Roberto Benigni (Johnny Stecchino), Carlo Verdone (Al lupo al lupo), Dino Risi (Profumo di donna) e Michael Radford (Il Postino).
Come professionista ha avuto il merito di vestire attori di calibro internazionale come: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè, Philippe Noiret e Massimo Troisi.
Ma il suo lavoro non si è limitato alla creazione di abiti, mirando a definire l’essenza dei personaggi, collaborando strettamente con registi ed attori per costruire l’identità visiva dei ruoli, come nel caso del giudice di “Porte aperte”, per cui concordò con Volontè un guardaroba essenziale e realistico.
La Gissi ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui un David di Donatello per i migliori costumi: Il Marchese del Grillo (1982) e Porte aperte (1990). Inoltre ha vinto un Nastro d’Argento sempre per Il Marchese del Grillo. Tra gli altri premi conquistati, il Premio Festival del Cinema Italiano per Il ladro di bambini (1994) ed Il Postino (1996). Ma la costumista ha ricevuto anche nomination ai Golden Globe e cinque nomination agli Oscar per Il Postino (1994).
Nel 1998 ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia per Così ridevano. Si devono poi segnalare altri riconoscimenti, come: il Time for Peace Award dell’ONU per Il Postino (1996), il Premio Giovanni Pastrone (2005), il Premio Chioma di Berenice (2011), il Premio Salento Film Festival (2012), il Premio Irene Brin (2018).
Attività didattica e culturale: il suo contributo all’identità istriana
Oltre alla sua carriera cinematografica, la Gissi ha avuto un ruolo significativo nella formazione e nella promozione della cultura del costume. Nelle vesti di docente ha insegnato Storia del Costume e Costume Applicato presso l’Accademia di Belle Arti di Viterbo (1993-1995), l’Accademia di Costume e Moda di Roma, la Scuola d’Arte Internazionale “G. Maria Volontè” ed il Liceo Artistico “Paolo Toschi” di Parma, tra gli altri.
Nel 1984 ha co-fondato l’A.S.C. (Associazione Scenografi Costumisti e Arredatori), contribuendo alla trasmissione del sapere professionale attraverso pubblicazioni, conferenze e mostre. Inoltre, la costumista ha partecipato a numerosi festival ed eventi, come il Castiglioni Film Festival (2021), dove ha tenuto una lectio magistralis con Lorenzo Baraldi.
L’artista ha inoltre esposto bozzetti di costumi e scenografie in mostre dedicate, come quelle su Il Postino ed Il Marchese del Grillo.
La sua identità istriana è stato un elemento centrale della sua storia, come documentato nella monografia “Gianna Gissi. Un’istriana al cinema”, edito nel 2021, a cura di Alessandro Cuk, per Alcione Editore. Un libro dedicato alle sue “splendide nipoti”.
La costumista di origine istriana ha condiviso numerosi aneddoti, raccolti da Cuk, che hanno dato vita ad una ricca raccolta. Ogni film al quale ha lavorato dietro le quinte, ha avuto modo di essere accompagnato da una scheda tecnica,. Attraverso trama e commenti, la costumista ha catturato: dettagli, frammenti, episodi e cameo di personalità.
La Gissi ha espresso il rammarico di non aver potuto lavorare ad un film sull’esodo giuliano-dalmata, un tema a lei molto caro. La sua carriera si è caratterizzata begli anni anche per il suo grande contributo alla cultura italiana, con riconoscimenti che hanno sottolineano il suo ruolo non solo come artista, ma come testimone di una storia complessa.
Il sodalizio professionale e personale con Lorenzo Baraldi
Gianna Gissi e Lorenzo Baraldi si sono conosciuti a Roma negli anni Sessanta. I due hanno vissuto una storia incentrata sul sodalizio professionale e personale, insieme hanno lavorato a numerosi progetti, condividendo una visione artistica che integrava scenografia e costumi per creare mondi cinematografici coerenti ed immersivi. La loro collaborazione fu un dialogo creativo continuo, in cui le scenografie di Baraldi ed i costumi di Gissi si completavano a vicenda, come dimostrato in film come “Il Marchese del Grillo” ed “Il Postino”.
Il loro matrimonio è durato più di 60 anni. Insieme hanno avuto due figli: Adriana, è nata a Roma nel 1984, mentre Matteo, è nato a Roma nel 1986. Alcune fonti segnalano anche un’altra figlia, di nome Elisabetta.
Chi era Lorenzo Baraldi?
Lorenzo Baraldi (Parma, 18 ottobre 1940 – Roma, 28 marzo 2002) si è distinto come rinomato scenografo. Inoltre si è fatto conoscere come marito della costumista Gianna Gissi, con cui ha condiviso una lunga collaborazione professionale e personale.
Lo scenografo ha iniziata la carriera negli anni Sessanta, mettendosi presto in mostra con le sue celebri scenografie. L’artista ha avuto modo di lavorare con registi come Mario Monicelli (“Il Marchese del Grillo”), Gianni Amelio (“Porte aperte”, “Così ridevano”), Roberto Benigni (“Johnny Stecchino”) e Michael Radford (“Il Postino”). Le sue ambientazioni, da Roma papalina a Palermo, hanno arricchito l’estetica di numerosi capolavori del cinema italiano.
Lo scenografo ha ricevuto premi come il David di Donatello (1982) ed il Nastro d’Argento (1991). Co-fondatore dell’A.S.C. (Associazione Scenografi Costumisti e Arredatori) con la moglie, ha contribuito alla formazione nel settore. La sua sinergia con la moglie ha creato mondi cinematografici coerenti, lasciando un’eredità significativa nel cinema italiano, fino alla sua prematura scomparsa nel 2002.
Curiosità su Gianna Gissi
– La separazione dal padre, dai nonni e dalla sua terra, unita al dolore dell’esilio a Roma, spinsero Gianna Gissi a rifugiarsi nei sogni e a immaginare un mondo diverso. Così, ha iniziato a disegnare i vestiti ispirati ai film che guardava al cinema parrocchiale.
– I suoi costumi hanno preso forma attraverso la combinazione di: ricerca storica, creatività ed attenzione al dettaglio.
– La sua capacità di gestire migliaia di costumi, come nel caso delle mille comparse giornaliere per Il Marchese del Grillo, sono una testimonianza della sua straordinaria competenza e resistenza. Queste qualità, citando Dario Cecchi, hanno trovato espressione nelle parole della costumista: “Nel cinema ci vuole una salute di ferro e nervi di acciaio”.